PERSONE E PERSONAGGI

Gabriele Verri una voce della Lombardia preilluministica Gigliola di Renzo Villata

**LA NUOVA EDIZIONE DELLE CONSTITUTIONES DOMINII MEDIOLANENSIS E IL PRODROMUS DE ORTU ET PROGRESSU IURIS MEDIOLANENSIS (1747)**

Gabriele Verri, allora avvocato fiscale, proteso ad un avanzamento di carriera, che si realizzerà poi nel 1749, pubblica nel 1747 un’undicesima edizione delle Constitutiones Dominii Mediolanensis (la prima risale al 1541), che erano state composte per volere di Carlo V, allora Imperatore e Duca di Milano. Un’edizione era ‘necessaria’ perché le copie in circolazione delle Constitutiones milanesi erano sempre in numero limitato, come si poteva affermare pure per gli antichi statuti milanesi, che saranno editi in volgare negli anni successivi: l’edizione di Gabriele sarà arricchita dal suo Prodromus de ortu et progressu iuris Mediolanensis. Francesco Grassi aveva già pubblicato nel 1556 un De origine iuris mediolanensis, insieme a un’altra edizione delle Constitutiones. L’opera si inserisce in quel recupero della memoria storica legata al territorio d’origine, approfondito sul versante del diritto, coniugato a una passione per l’antichità e la storia dal sapore umanistico: è atteggiamento in quel momento storico non infrequente, nel solco degli studi e delle edizioni muratoriane. Gabriele dichiara di voler raccogliere «aliqua de iure nostro» nella dedica a Gian Luca Parravicini, governatore dello Stato di Milano negli anni precedenti e poi in seguito. Il ius nostrum corrisponde a ciò che altrove è chiamato diritto patrio: la patria in questione debba considerarsi il Ducato di Milano. Il ius nostrum si articola, nelle riflessioni di Gabriele, in due parti: l’una dello ius provinciale, vale a dire delle Constitutiones Mediolani, da applicare prioritariamente, l’altro dello ius municipale, al quale aveva dedicato e dedicherà le sue cure, che avrebbero dovuto essere epitomato e ordinato. Le origini del secondo sono rinvenute nel diritto romano, gotico, longobardo e salico: la sua antichità ne giustifica una sua applicazione estensiva, non restrittiva, come aveva postulato la dottrina classica di diritto comune propensa, nei secoli passati una superiorità del diritto romano-comune rispetto al diritto particolare. Una parte del Prodromus, sulle consuetudini milanesi del 1216, sarà riedito da Francesco Berlan nel 1868, unitamente all’edizione del Liber consuetudinum.

__ Visconti 1913/1972, pp. 22 ss.; di Renzo Villata 2002b; di Renzo Villata 2006a; di Renzo Villata 2006b; di Renzo Villata 2013; di Renzo Villata 2020; di Renzo Villata 2024